Solo sei patti di solidarietà sono stati concordati. Von der Leyen accusa gli Stati membri: “Non è abbastanza”.
Crisi energetica e mancanza di gas russo: alcuni Stati sono in estrema difficoltà e cercando un appiglio sembrano restare a mani vuote. Da cinque anni gli Stati membri hanno l’obbligo ai sensi del diritto dell’Ue di concludere accordi di solidarietà, eppure oggi solo sei dei 40 accordi possibili da concordare sono stati presi. L’Ue necessità di sostegno, e la Von der Leyen accusa gli Stati di non fare abbastanza.
Di fronte alla crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina, la situazione dell’Ue non è delle migliori. L’Europa ha cercato qualsiasi tentativo per salvare il prossimo inverno, ma la carenza di gas russo fa presumere che ci sarà da affrontare una vera crisi. La commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, spiega che è necessaria la solidarietà tra gli Stati membri in questo momento così particolare.
La critica della von der Leyen
Gli Stati membri non hanno mostrato la solidarietà reciproca che ci si aspettava e quelli più esposti alla crisi sono stati lasciati da soli. Solo sei patti bilaterali tra Paesi per scambiarsi il gas in caso di emergenza, anche se Bruxelles ha fissato un tetto a 40.
La presidente della Commissione von der Leyen lamenta la poca solidarietà vigente. “Alcuni Paesi sono più direttamente esposti di altri al gas russo. La situazione è particolarmente difficile per quelli senza sbocco sul mare dell’Europa centrale. Ma alla fine, nel nostro mercato unico con catene di approvvigionamento altamente integrate, un’interruzione in uno Stato membro ha un impatto enorme su tutti gli altri. Quindi, condividere il gas in una crisi è fondamentale”.
Ue, accordi di solidarietà
Da cinque anni, gli Stati membri hanno l’obbligo ai sensi del diritto dell’Ue di concludere accordi di solidarietà. Eppure oggi solo sei dei 40 possibili accordi sono stati concordati. Un quarto di tutta l’energia utilizzata nell’Ue è costituita da gas naturale, e molti Stati importano quasi tutte le loro forniture. Alcuni di questi dipendono fortemente da un’unica fonte e se quindi c’è un interruzione su quella linea, le forniture si arrestano. Ma con un accordo di solidarietà, gli Stati si impegnano a scambiarsi il gas a condizioni favorevoli in caso di emergenza.
Il primo accordo bilaterale è stato firmato tra Germania e Danimarca il 14 dicembre 2020 e Berlino ne ha poi sottoscritto anche uno con l’Austria il 2 dicembre scorso. Quest’anno dei patti sono stati sottoscritti poi tra Estonia e Lettonia (4 gennaio), Lituania e Lettonia (10 marzo), Italia e Slovenia (22 aprile) e infine Finlandia ed Estonia (25 aprile). La Germania, rischia di trovarsi in difficoltà dopo la chiusura del Nord Stream, ma ha raggiunto scarsi risultati tentando di negoziare altri accordi di solidarietà.
Adesso la Commissione ha introdotto proprio un meccanismo che rende obbligatoria la solidarietà in caso in cui un governo dichiari di trovarsi in una situazione di emergenza. La proposta di Bruxelles definisce un “equo compenso” per la solidarietà che si baserà sul prezzo medio di mercato del gas degli ultimi 30 giorni precedenti la richiesta di assistenza. Il piano chiarisce inoltre che gli Stati devono rispondere entro 12 ore alla richiesta di aiuto e fornire le misure di solidarietà concordate entro tre giorni.